Reportage di un’avventura human-tech
Laura Massironi
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La storia di Marco Martignoni, che taglia quest’anno il traguardo degli oltre 20 anni in Altea Federation, è il racconto di chi nella “Terra dei Motori” ha davvero messo il turbo, dando uno sprint decisivo a quel sogno nel cassetto fatto di velocità, concentrazione, strategia e tattica.
Forte di una laurea in Ingegneria conseguita nel 1996 al Politecnico di Milano, Marco ha iniziato fin da subito a percorrere rapidamente le curve e le chicane di uno speciale Gran Premio. Business Consultant e Project Manager, l’Ingegner Martignoni segue e sviluppa con successo importanti progetti di automazione IT: dalla pianificazione MRP alla logistica avanzata, dalla produzione agli acquisti, dal marketing alle vendite. Perché un sistema informativo integrato che si rispetti, tocca tutte le aree aziendali.
Ed è così che da un piccolo seme è nato un legame con l’azienda cliente e il suo staff che dura da più di vent’anni. Seguirne le fasi del progetto, accudirlo con passione e costanza, curare ogni particolare tecnico e trovare il giusto compromesso con gli attori coinvolti rappresenta un’esperienza meravigliosa perché offre la possibilità di vedere un’idea concretizzarsi e farsi realtà. Lo sa bene Marco, che da un incarico iniziale che doveva essere di soli tre mesi, non ha più abbandonato il cliente, realizzando in divenire una delle business case di maggiore appeal e orgoglio per tutta Altea Federation.
Fin da bambino ho sempre avuto la passione per le quattro ruote: volevo conoscere tutte le caratteristiche di ogni veicolo che passava per strada (cilindrata, potenza, coppia, velocità e accelerazione). Be’, in qualche modo un piede nel mondo dei motori l’ho messo. Diciamocelo pure, a modo mio. In giacca e cravatta, con pc nella valigetta.
L’ebbrezza di una guida veloce in pista a bordo di un’auto ad alte prestazioni è come vivere un go-live adrenalinico. La differenza è che in ambito progettuale non sei solo. Condividi questa emozione con tutto il team. Crei davvero una squadra affiatata e unita. Insomma, per darvi un’idea di quello che si prova potrei citare la famosa frase di rito, nella buona e nella cattiva sorte
Il racconto dei primi 20 anni di carriera di Simone Boldrighini inizia così, da una casualità che si è trasformata in una scintilla così forte da innescare un meccanismo a catena di azioni e reazioni, da un’amicizia nata tra i banchi universitari del Politecnico di Milano con una nostra gradita conoscenza, Stella Iemmi, che ha suggellato l’incontro tra l’allora neolaureato Simone e un’Altea che iniziava il suo journey nel panorama italiano della system integration.
Giovedì 1 Aprile 1999 (ironia della sorte). Tutto me stesso, in una stretta di mano. Altea era piccola, appena trasferita a Baveno nella splendida Villa Erica, sul Lago Maggiore. Ero l’ultimo arrivato, la matricola 33. Oggi sorrido a ricordarlo, eravamo solo in 33! Da quel giorno in un becoming continuo, ho affrontato tante sfide mettendomi in gioco con tutto me stesso, facendo mio un motto che ancora adesso mi accompagna e condivido con gli A-People a me più vicini: Avanti così! Avanti tutta!
Un viaggio in escalation: da Project Consultant in ambito Produzione, a Responsabile Service Delivery della Business Unit dedicata a SAP (2006); da Industry Director di Altea UP insieme ai nuovi amici e colleghi Roberto Gemma, Andrea Viberti e Fabio Pisoni (2016), a COO ed Equity Partner della federata (2018). Una gioia e una responsabilità immensa. Uno dei momenti più importanti delle mia vita. Parole e sguardi. La commozione di chi mi è sempre stato vicino in tutti questi anni, di chi ha creduto in me, regalandomi energia e motivazione infinita.
Un salto esponenziale fatto di tanti sacrifici, che rifarei tutti se tornassi indietro, perché mi hanno portato a essere quello che sono oggi: sempre pronto al cambiamento, sempre pronto a mettermi e rimettermi in gioco. Insieme. In squadra. In un gruppo in cui la contaminazione è il “must have” e l’essere “slasher” diventa il nuovo mantra.
I veri leader motivano ogni giorno le persone con cui lavorano ad alzare sempre l’asticella con nuove, piccole e grandi, sfide lavorative che, a costo di correre qualche rischio, vanno aldilà degli obiettivi standard. Per i dipendenti, questo significa uscire dalla zona di comfort, mentre per il capo vuol dire spingere i membri del suo team verso il successo.
Crescere ed educare due figli, districandosi tra forecast e cash flow. Un mestiere, quello della mamma in carriera, che arricchisce e completa il curriculum online di Elena. Sì, perché la gestione dei piccoli di casa fornisce abilità uniche che possono essere trasferite nella quotidianità aziendale, alimentando soft skill preziose come il multitasking, il complex problem solving, la generosità, l’ascolto e l’empatia.
Sono nata dentro l’azienda, per cui non ho l’autorevolezza che deriva dall’aver lavorato per altre grandi big company: mi sono sempre fatta valere rimboccandomi le maniche e sfruttando un’allegria contagiosa che è propria del mio modo di essere.
Il contatto umano, il perfezionismo e la passione per i numeri sono decisamente i tratti che mi contraddistinguono. In questi 20 e più anni di carriera, ho imparato che ogni numero ha un significato ben preciso. Rispettarli e riconoscerne l’essenza è fondamentale nel mio lavoro. Come per le parole, anche i numeri hanno una vita propria, arricchita da ciò che vanno a rappresentare ed esprimere. Agli A-People dico che diventare genitori offre a tutti una marcia in più. A me ha dato la capacità di organizzare l’impossibile e tirare fuori tutte le energie, anche quelle più nascoste.
Sono stata fortunata, è vero. Nel mio percorso ho incontrato persone che mi hanno fatto da faro e sono state per me degli eccezionali esempi di motivazione e ispirazione. Alberto Temporelli, da cui non smetterò mai di imparare e apprendere quel sapere tecnico-contabile, che accompagna le mie giornate. Con lui e con tutto il team dello Studio ET ho un legame particolare, devo ammetterlo. Uno spirito di comune fiducia e stima, che si alimenta anno dopo anno.
Lo stretto contatto con un capo illuminato, come il nostro Presidente, che ha sempre creduto nelle mie capacità e mi ha aiutato a sprigionare il mio meglio, come un vero coach dovrebbe fare, ha reso il mio journey lavorativo così stimolante e gratificante da far evolvere il mio ruolo in azienda con naturalezza e spontaneità.
Oggi gestisco un team di 7 risorse, ironia della sorte tutte quote rosa. Chi abbraccia la professione amministrativa spesso è considerato come il rigido, quello fiscale, un tantino ottuso, magari, che non lascia fare grandi voli pindarici, ma questo è ciò che deve fare: mantenere equilibrio e solidità per uno sviluppo aziendale armonico e costante.
I veri leader motivano ogni giorno le persone con cui lavorano ad alzare sempre l’asticella con nuove, piccole e grandi, sfide lavorative che, a costo di correre qualche rischio, vanno aldilà degli obiettivi standard. Per i dipendenti, questo significa uscire dalla zona di comfort, mentre per il capo vuol dire spingere i membri del suo team verso il successo.